Come sapete, la moda dell’estate è Pokemon GO, vale a dire un videogioco che permette di catturare i famosi personaggi giapponesi tramite l’uso del cellulare e la realtà aumentata, che cioè immette dati digitali nella realtà.
In poche parole si va in giro con il cellulare (rigorosamente conesso a Internet) a catturare per la città Pokemon.

Sono stato in vacanza in Italia e ho assistito a orde di ragazzini in piene battute di caccia. Tornato a Londra, stessa cosa (forse l’unica differenza è che a Londra ho visto anche adulti).

Facile riconoscere i partecipanti.. hanno davanti a loro il telefono che usano tipo lente e vagano alla ricerca di Pokemon, scambiando informazioni con gli amici con cui condividono l’esperienza.

Un successo planetario, enorme, che ovviamente ha aperto discussioni su chi è contro e chi è a favore. Questi ultimi elogiano la forza e la bellezza del gioco e il fatto che “costringe” a camminare per le nostre città i bambini e i ragazzini per poter trovare gli animaletti e quindi fa fare loro esercizio fisico e fa scoprire posti altrimenti mai visti.
Effettivamente non è da poco, considerando che la maggior parte dei videogiochi non prevede alcun movimento se non quello della mano per muovere il joystick.
C’è però da dire che tutte queste camminate non sono finalizzate al benessere fisico e mentale, come dovrebbe essere una passeggiata, ma alla spasmodica ricerca di animali di fantasia e mi viene da pensare che, senza questo incentivo, o qualora questo videogioco passasse di moda, nessuno di questi ragazzetti vorrebbe più smuoversi dal comodo divano.

Finché possiamo, cerchiamo di educare i figli alla curiosità. Alla bellezza. A fare domande. A interagire. A gioire di cose semplici. A gestire le proprie emozioni e socializzare con gli altri anche tramite il gioco. A crescere tramite la sperimentazione. Ad alzare gli occhi per vedere ciò che c’è intorno e goderne. Non solamente per cacciare un Pokemon.
Non abituiamoci e abituiamoli a vedere il mondo tramite un cellulare.

(A cura del pediatra Dr. Luca Molinari)