ADHD

Se ne sente parlare tanto, che sia diventata una “malattia di moda”?
E perché in Inghilterra è molto più frequente che in Italia? Giusto per farvi capire, l’incidenza (nella letteratura mondiale) è del 5% circa. Vale a dire, per usare parole semplici, che 5 bambini su 100 hanno ADHD, secondo i dati della letteratura, appunto.
Ma in Italia questa frequenza è circa 15 (si, quindici) volte inferiore!

Allora: i bambini con ADHD (deficit dell’attenzione e iperattività) esistono.
Io li vedo nella mia pratica clinica. In ambulatorio non riescono a stare fermi, sembrano palline di un flipper.
Difficile che stiano fermi; difficile che si concentrino; difficile che non agiscano impulsivamente.

“Dottore, secondo me mio figlio ha l’ADHD”..
Ma come è possibile che una malattia come questa prima non esisteva , e ora ogni mamma si chiede se il proprio figlio ha ADHD?
Migliore consapevolezza? Migliore diagnosi? Case farmaceutiche che vogliono vendere farmaci? (si, si, esiste una medicina anche per l’ADHD) Mettiamo etichette a bambini sani?

Non è questa la sede per rispondere a domande che vengono dibattute in lungo e largo ancora oggi da esperti, ma di sicuro, qua in Inghilterra c’è un po’ la tendenza a scambiare la normalità con la patologia.
Un bambino che è vivace? Magari ha l’ADHD.
Non sta attento a scuola? Sta al di sotto della media della classe? Magari ha un disturbo specifico dell’apprendimento (learning difficulty).
E via dicendo.
E la cosa che spesso noto, è che i genitori seguono a ruota la scuola in questo processo…
“Il mio bambino non è “naughty”, dottore, lui ha l’ADHD, quindi io cosa ci posso fare…”

Come tutte le cose, bisogna affidarsi a un professionista serio per la diagnosi dell’ADHD.
In genere si dovrebbe medicalizzare solo ciò che deve essere medicalizzato.
Vale per il mal di gola e per l’influenza, cosi come vale per disturbi come l’ADHD.
Non seguiamo le mode. Seguiamo i nostri figli.

(A cura del dott. Luca Molinari)